Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 200 — |
«Per quattro giorni io la vidi abbuiarsi sempre più, — e al quinto scomparve senza dir nulla.
«Eravamo alla metà d’agosto, al dì dell’Assunta.
«Non venne al vespro in chiesa dove aveva promesso di raggiungermi.
«Entrando in casa non la trovai più e m’accorsi ch’ella aveva portato con sè alcune delle sue vesti.
«Ne chiesi ai vicini se nessuno l’aveva veduta: ma dopo molte ricerche notai che la porticina dell’orto era aperta: Rosilde era senza dubbio discesa nella valle per di là.
«La cercammo dappertutto: andai io fino a Castelletto. Non potei venir in chiaro di nulla, «Don Luigi ne fu afflitto quanto me.
«Non potemmo saper nulla più fino al marzo successivo, una domenica che capitò qui il signor De Emma a pregarmi di seguirlo fino ad un cascinale presso Zugliano. dove Rosilde era a letto malata gravemente.
«Il dottor era un antico amico di Don Luigi e, dopo la partenza di Rosilde, veniva sovente a trovarlo.
«Le avevo parlato tante volte di mia sorella, ma egli non mi aveva mai detto di sapere dove fosse.
«Eppure io sono convinta che conosceva da parecchio tempo la sua dimora. E dev’essere stato lei a pregarlo di avvertirci.
«La poveretta si vergognava di una disgrazia che l’era accaduta.
«Andai col dottore e giunsi con lui a una catapecchia miserabile in mezzo alla campagna dove trovai la mia sventurata sorella disfatta in modo da far compassione alle pietre.