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mulava indifferenza, — ma di notte piangeva e io trovavo l’indomani il guanciale bagnato dalle sue lagrime.

«Ella non era nata per quel mestiere.

«Un’altra, che fosse stata di quella razza, al suo posto si sarebbe leccate le dieci dita.

«Il marchese le voleva bene come ad una figliuola; la faceva tenere come in uno scatolino. dentro alla bambagia: avesse desiderato delle cose, egli non le raccomandava che di chiederle. Preveniva tutti i suoi capricci, anche quelli che non aveva.

«Ma dopo cinque anni mancò improvvisamente. Dopo la sua morte mia sorella venne a casa e ci si disse che aveva risolto di cominciare la sua carriera libera, e che aveva già trovato una scrittura per un teatro di Venezia.

«Quella volta ci lasciò con minor rincrescimento, e baciando la mamma le disse: allegra, che d’ora innanzi non vivrai più di elemosina, ma di quello che guadagnerò io.

«Ma la mamma, dopo tanti anni di agonia miracolosa, chiuse gli occhi poco dopo, e Rosilde non ebbe la consolazione di poterla soccorrere in nulla.

«La povera fanciulla se ne accorò talmente che cadde malata e, come seppi poi, corse pericolo di morte.

«Io, rimasta sola, entrai al servizio d’una famiglia in Arona.

«Rosilde appena lo seppe venne a cercarmi e volle a tutti i patti che andassi a stare con lei.

«Quest’atto di amorevolezza mi fu caro in quei tristi momenti.

«Avevo quindici anni più di lei ed ero tutta contenta di farle da madre.