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— Mi perdoni il sor sindaco, ce n’ho... almeno mi pare che siccome la stagione è avanzata e per la strada del Fontanile adesso non ci sono fondi in bilancio, si potrebbe anche aspettare a dare un disgusto al sor curato...

— È lui che vi manda?

— Io dico il mio parere.

— Già già... ma lo sappiamo; vi conosciamo da un pezzo, — e credete che c’importi molto il vostro parere?

Il segretario entrò in mezzo con una proposta insidiosa.

— Se Leonardo ha delle opposizioni da fare le formuli, io le scrivo...

— Sicuro le formuli, senza indugio, che noi non siamo qui per suo comodo, le formuli, — ripetè in tuono sardonico il Sindaco.

— Io non me n’intendo...

— Eppure bisogna intendersene, aggiunse il segretario.

— Andiamo andiamo, date qua, che firmi, replicò il Sindaco... egli non ha che delle minchionerie...

— È una prepotenza, sclamò Leonardo.

— Come? badiamo ve’ alle parole, gridò il sindaco.

— Oh la verità innanzi a tutto, disse più forte il coraggioso consigliere; sono vecchio e non ho più paura di nulla,— e vi dico che sono prepotenze. Io so che il paese ha molte obbligazioni a Don Luigi che ci ha sempre fatto del bene a tutti...

Mentre il sindaco parlava io avevo a stento frenato la voglia di dargli sulla voce. La protesta di Leonardo aveva suscitato tutte le mie simpatie, — io avevo seguito le sue parole con tutto il cuore. A questo punto non potei contenermi e gridai forte: