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Povero Don Luigi, — egli un uomo inutile! — egli la vera, l’unica previdenza di quel piccolo mondo, il solo consolatore, il solo conforto di quelle ignorate sofferenze!
Il sindaco proseguì:
— Tutto è cambiato adesso; noi abbiamo aperto gli occhi e sappiamo far di conto; i paternoster e i deprofundis non bisogna pagarli più di quel che valgono. Io rappresento il Re, io vi amministro e voi non mi date stipendio. Il prete rappresenta Dio che ha detto: il mio regno non è di questo mondo: con qual diritto il prete usurpa i terreni che non coltiva? Verrà tempo che gli daremo cento lire all’anno come all’inserviente.....
— E i poveri? domandò una voce fioca e tremula.
— I poveri, ribattè il sindaco stizzoso, i poveri... lavorino; vi dico che cento lire basteranno e saranno d’avanzo per farci battezzare e sotterrare. Intanto, sinchè non si fa la legge buona, cominciamo a levare gli abusi. Questo che abbiamo per le mani è uno. Noi abbiamo deciso di fare la strada al Fontanile per la Carbonaia: avete inteso che l’Intendente ha approvato il deliberato. So bene che c’è stato qualche semplicione a cui la volpe nera ha saputo inspirare degli scrupoli. Essi hanno protestato. Perchè hanno protestato? Ma! Hanno saputo addurre una sola ragione? Ah che! fandonie, scrupoli di mia nonna; c’è voluto un bel coraggio per mandare quegli spropositi a Zugliano. un bel coraggio! E cosa ci hanno ricavato? un bel fiasco fesso. Chissà cosa credevano di fare scrivendo all’Intendente. L’Intendente non ha nemmeno voluto occuparsene. Avete visto, ha mandato il ricorso a noi, perchè noi lo mettiamo nella carta straccia. Gli è ciò che faremo subito.