Pagina:Praga - Memorie del presbiterio.djvu/176


— 166 —

XIV.


Le vendette del Sindaco non si fecero aspettare a lungo.

La domenica dopo ci fu riunione del Consiglio.

La seduta era stata annunziata con straordinaria solennità, come un cataclisma. Tutto il villaggio era preso dalla più viva ansietà. La mattina, in chiesa, era facile notare nell’uditorio una preoccupazione profonda.

Quando il curato si presentò all’altare tutti gli occhi si appuntarono sul suo viso come per esplorare i suoi segreti pensieri. Poi, durante la messa ed il sermone, continuarono degli strani bisbigli.

Anche don Luigi pareva meno calmo dell’altre volte: la sua voce era ineguale, il suo argomentare incerto.

Dalla tribuna dell’organo il Sindaco gli saettava delle occhiate d’odio inesprimibile. Il buon prete non guardava mai da quella parte, ma lo sentiva e se ne turbava sovente.

Fra quei due uomini si combatteva un formidabile duello: e pur troppo il Sindaco aveva il sopravvento.

Il dire che la bontà soggioga l’animo malvagio mi è sempre parso un luogo comune inventato dall’ottimismo. Nella realtà prevale il malvagio; l’uomo che non ha scrupoli è, alla pari, infinitamente più forte dell’uomo dabbene.

Finita la spiegazione del vangelo, il curato scese dal pulpito e attraversò la chiesa per rientrare in sacrestia.