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Si sarebbe detto anzi che ne fosse scontento.

Si strinse nelle spalle coll’aria di chi si vede frodato da una legittima soddisfazione e disse:

— Bene, bene, ciò riguarda voi solo, — voi farete il piacer vostro: ho voluto avvertirvi....

— Ed io vi ringrazio di cuore, interruppe premuroso don Luigi.

— Credevo foste vivamente affezionato a quelle poche spanne di terra....

— Diffatti mi rincrescerà molto il perderle, — rispose un po’ commosso il curato, — ma non si tratta del mio rincrescimento. Che volete, non capisco un prete che piatisce; ciò è tanto contrario al nostro carattere... Non vi pare?

— Già, già, prevedevo che m’avreste risposto a quel modo, e mi sono detto: — perchè tanti misteri quando si possono fare le cose d’accordo, in buona armonia? E per questo motivo mi sono indotto a parlarvene. Voi conoscete i miei sentimenti conciliativi. Oh se tutti fossero come voi e me, che vita carina si farebbe! eh che paradisetto, che piccolo elisuccio la nostra Sulzena eh! che ne dite?

Il curato evitò di rispondere.

— Bevete, caro Bazzetta? domandò.

— No, grazie, — ben, due ditini, due soli ditini.... troppo incomodo.

E rivolto a me:

— Io e il signor curato, non s’è mai avuto in venti anni una parola da dire, vero don Luigi? È un uomo raro (no basta... troppo.... grazie... alla sua salute).

Bevette il secondo bicchiere, strizzò l’occhio luccicante, e ripetè schioccando colle labbra:

— Un uomo raro.