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tore t’ha trovato un posto di guardiano presso alcuni suoi ricchi parenti nel bresciano. Tu lascierai qui i bimbi, Mansueta n’avrà cura finchè non sii in grado di prenderli teco. Tu seguirai il dottore a Zugliano e domani ti condurrà egli stesso alla tua nuova dimora. Va bene così?
Il poveretto teneva il capo basso, perplesso fra la reverenza e un gran desiderio di dire di no.
Finalmente balbettò fra i denti:
— Perdoni, ora non posso partire.... ancora qualche giorno per sbrigar certe faccende....
— Dimmi il tuo bisogno, — farò io per te ogni cosa...
Beppe fatto più ardito scoteva il capo.
— Non hai più confidenza nel tuo vecchio amico... di’ su cosa hai da far qui.... di’ su, — e gli figgeva con inquietudine i suoi grand’occhi in viso.
Il mandriano stornava smarrito i suoi in cui balenavano lampi sinistri di ferocia.
Il curato si turbò e, con voce tremante dallo sgomento, tendendo l’indice verso Beppe.
— Ragazzo, tu pensi a colui.... soggiunse severamente.
Beppe non potè più contenersi: lo vinse un terribil parossismo: si buttò a terra, si contorceva, si mordeva i pugni e con rantolo straziante:
— Me lo levino dal sole.... lo nascondano.... lo mettano in un carcere profondo.... ci sono i tribunali per questo.... non lo lascino a mia portata....
Egli parlava dell’assassino della povera Gina.
Io non ressi a questo spettacolo straziante; le sue istanze mi parvero giuste e dissi:
— Egli ha ragione; perchè non consegneremmo quello scellerato alla punizione della legge? Il suo