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— Che! risponde, la Gina?

— Dov’è?

— Se non lo sai tu!!

— Ma come?

— Non l’hai tu mandata a chiamare perchè ti raggiungesse al campo della Crocetta?

— Io?

— Venne un ragazzotto a dirle che ti raggiungesse colà!... per una cosa d’urgenza...

— Io vengo... vengo... da tutt’altro sito... non ho mandato nessuno...!...

— Che birbonata è questa? sclamò il povero vecchio guardando in faccia a tutti quanti.

— Una birbonata, urlai, e, senza aggiungere una sola parola, mi slanciai a tutta corsa verso il campo della Crocetta.

Non mi ricordavo più della strada; non so in quante siepi mi insanguinai le dita in quante pozzanghere mi ingolfai. Udivo da lontano i gemiti che uscivano dalla mia casa.

Ma un gemito più vicino, più straziante, un gemito simile a quello di chi sta per morire, mi arrestò di repente; come se avessi dato del capo in un muro.

Oh! quel gemito!.... mi ricordava quelli della notte scorsa! Era lei, era Gina! La trovai, la rinvenni, non so come, nelle tenebre, tra gli sterpi, distesa per terra....

— Gina!

— Lasciatemi morire!

— Sono io, sono Beppe! il tuo Beppe!

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Mi parve che udendo il mio nome, si addormentasse.