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Per me, se me ne fosse data licenza, non indugerei un momento a rispondere con baci in fronte alle indulgenze accordate a quelle mie strofe. Tanto più che, oggidì, le creature che si commovono un po’ ancora alla poesia sono le donne, e le donne belle in ispecie.

Ma l’esercizio di siffatti rendimenti di grazie non è concesso in questa valle di frutti proibiti. Forse provvidenzialmente: lo scambio delle gentilezze e delle cortesie diventerebbe troppo generale, e la musica di baci finirebbe per assordar di soverchio la gente d’affari.

Però baciar col pensiero non è, che io mi sappia, proibito. Ed è un bacio morale che io intendo appunto inviare con queste semplici memorie, come un ringraziamento a quelle poche anime appassionate che forse, nelle ore men gaie, si ricordano ancora del mio vecchio professore e dei mio vecchio curato — due scheletri, adesso, amendue.

Semplici memorie; è la giusta parola.

Cominciano e finiscono in un paesello delle Alpi. Il povero sant’uomo e il suo presbiterio, un medico e una farmacia, un sindaco e la sua storia... — Ecco tutte le mie scene e tutti i miei personaggi.

Nulla è grande, nulla è piccino; il cuore ne è la misura; e un po’ del mio è restato lassù in quei boschi, fra quelle pareti bianche, in mezzo a quel beato silenzio; lassù dove furono prima pensate queste pagine.

Epperò, chi volesse trovarci altra cosa che un po’ di cuore non legga. — So di alcuni, i quali di quel po’ si accontenteranno.