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tra le mani — aveva tentato più volte di metterle le mani addosso!...

Credo che fosse un urlo quello che mi uscì dall’animo all’udir questa infamia; giacchè il mio marmocchio più piccolo si destò strillando, e sentii nell’altra camera il povero padre voltarsi sotto le coltri e mandar un sospirone affannoso come è usanza dei vecchi disturbati nel loro primo sonno.

Come il bimbo fu acquetato, presi pel braccio la Gina e ce ne venimmo insieme qui dal signor curato. Te ne ricordi, Baccio, fosti tu che venisti ad aprire, tutto meravigliato.

— Santi del paradiso! sclamò il campanaro, spalancando gli occhi e alzando le braccia; era per questo?!... Se me ne ricordo! ero appena tornato dalla fontana e stavo per andarmene a letto...

— E narraste la cosa a Don Luigi, interruppi a mia volta; e che vi consigliò Don Luigi?

Beppe si passò un’altra volta la mano sulla fronte.

— E che volete che mi consigliasse, mio buon signore? Prima diventò pallido, pallido, poi mi disse in tutta confidenza, guardandosi intorno come se avesse paura che i muri e i quadri lo potessero dire, mi disse che il Sindaco era un uomo capace di tutto; che bisognava usar prudenza: che Gina non uscisse mai dopo il cader del sole, che io facessi il possibile per non lasciarla troppo sola... che so io, tante altre cose mi disse. Ma in cielo era scritto ciò che era scritto!

Tuttavia le parole del signor curato mi avevano alquanto rassicurato, e rifacevo la strada verso casa con animo assai più leggiero, quando la Gina affrettò il passo stringendomi forte il braccio e quasi avvinghiandosi a me, come se avesse veduto il lupo.