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Trovai due comode seggiole davanti a un piccolo tavolo dove ergevasi maestosa una pingue bottiglia di vino bianco fra due enormi bicchieri.
— Qui nessuno ci sentirà, e c’è un fresco che consola. Un sorso e riprendo il filo.
Così, in vera santa pace, il facondo Bazzetta cominciò:
— Dicevamo dunque che era arrivato a Zugliano il De Emma e che la curiosità era grande di sapere i fatti suoi. Del resto si ha il diritto, quando arriva in paese un forastiere, di conoscere chi è... per potersi regolare. Io fui dei primi a conoscere la verità, quando meno me lo aspettava. Naturale. Il signor De Emma era un medico; tornava dall’Inghilterra, e mezzo per vaghezza di studio, mezzo per occuparsi, innamorato delle nostre montagne, veniva a stabilirvi una casa di salute. La nostra farmacia ebbe dunque subito dei rapporti con lui.
Il dottore si dedicava quasi esclusivamente alle malattie di cervello. E, come vi dissi, l’Angelo De Boni si arrovellava allora per liberarsi del padre. Lo presentai al De Emma, il quale, per sottrarre il vecchio alle sevizie della famiglia, acconsentì, mediante una modica pensione a prenderlo nel suo nuovo stabilimento.
Il vecchio non oppose alcuna resistenza, ma concepì un odio implacabile per quelli della sua famiglia, tantochè non voleva più vederli. Ciò dava fastidio ad Angelo, perchè non essendo accertata giuridicamente l’alienazione mentale del padre, egli ne temeva un testamento di vendetta. Del resto il vecchio era mansuetissimo; — solo rimaneva chiuso, muto, assorto tutto il giorno nella lettura dei suoi libri religiosi.