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Matilde.
(a Salvi). (Vedete la vostra Penelope).
Collalto.
È il mio. Ho vinto. Eccovi il braccio. Ah! ah! povero barone.... molti primi saranno gli ultimi....
(esce con Anna).
(i tre cavalieri escono colle tre dame e Matilde).
SCENA V.
Barone, Salvi, poi 1.° 2.° 3.° signore e 4.a dama.
Barone.
Signor Salvi.
Salvi.
Che?
Barone.
M’avete dato una lezione poc’anzi e voglio giovarmene, parola d’onore. Non più feste in casa mia, son più balli, non più cene; domattina chiudo la porta a tutti sette i peccati mortali. — Vada altrove la noia ad esalare i suoi sbadigli, ch’io per me non voglio più che nessuno s’addormenti sui miei seggioloni; vada altrove l’aritmetica a fare i suoi computi, le mie sale non sono nè la Borsa nè il mercato; via di qua le ciarle ignoranti e le ridicole caricature che ci fanno grazia della presenza loro; non vo’ più dar cene all’indifferentismo, offrire spettacolo alla vanità, far ballare la maldicenza; e