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Matilde.

Oh! vani artifizj, signor avvocato! non datemi a credere che volete ammogliarvi. Io poc’anzi parlavo della contessa d’Acqui, (Salvi fa un moto di sorpresa) mi capite ora soltanto?

Salvi.

Non una parola di più su quest’argomento: abbenchè io non vi debba nessuna giustificazione, pure vi dico, che il vostro sospetto è falso. Vi saluto.

Matilde.

Enrico, Enrico, e partite, e lasciate così una donna dopo averla perduta? Eccomi sola, Enrico, giovane, libera, senza un appoggio al mondo, senza un ajuto al mondo, e ciò per amor vostro....

Salvi.

Vi compiango, Matilde.

Matilde.

(con collera). Che? che cosa avete detto?

Salvi.

Vi compiango, signora, perchè sapete troppo fingere. Pure se posso rendervi qualche servigio, ve lo renderò. Io sono il solo che possa dirvi la verità, e ve la dico; tenetene conto, perocchè non la sentirete più tanto sovente nelle sale, questa verità. Domani tutta Milano v’avrà condannata, ma non uno oserà dirvelo in viso. E nel vostro piano di vita nuova avete pensato bene a ciò che farete domani? Cangerete domicilio, andrete in Brianza; ma del vostro onore, della vostra bambina che ne farete voi? oh! a ciò non avete ancora pensato. La separazione,