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Matilde.

Vi ajuterò io. Vi ricordate voi di una bella sera che passammo insieme, là, in quella dolce Brianza? È trascorso un anno d’allora.... eppure me ne sovvengo come fosse ieri. Cadeva l’autunno, noi ce ne andavamo soletti nel parco, mio marito era assente...

Salvi.

Basta così: ora tiro avanti da me, grazie — Il vostro processo nuota in cattive acque!

Matilde.

Come sarebbe a dire, signor Salvi?

Salvi.

Non andate in collera. Sarebbe a dire che vostro marito se la prende calda e non ne vuol sapere di separazione, di quella di beni in special modo; e non ha torto perchè se voi gli scappate col mezzo milioncino, il miserello se ne rimane tutto spogliato in mano de’ suoi creditori — Epperò egli spiffera a tutti che ciò che voi chiamate vostra dote non è altro che una donazione che vi fece egli medesimo sposandovi e che voi del vostro non avete mai avuto un centesimo — non temete, parlo sottovoce — Aggiunge che voi lo rimunerate dell’amore ch’egli vi porta colla gratitudine del serpe. Va all’inchiesta di avvocati e di testimoni, pone in subbuglio i tribunali e pagherebbe tant’oro per arrivare a scoprire in voi qualche piccola pecca che potesse aiutarlo a salvarsi.

Matilde.

E quali pecche, compiacetevi di dirmi, quali pecche potrebb’egli scoprire?