Bevi al tuo nappo, e i cantici
svolgi che il ciel ti spira,
ma sia sommesso ed umile 60il suon della tua lira;
nessun s’arresti a coglierne
le note alle tue soglie;
presto si muor la mammola
se al margin suo si toglie.
65Queste son ciarle arcadiche,
larve di capo astratto,
e il libro mio testifichi
ch’io non ci credo affatto:
schiusi la porta: e agli uomini, 70girovago cantore,
vengo a tentar di scuotere
l’eco assopita in cuore.
Forse i vent’anni ingannano,
e la voce ha ragione: 75ma infin, pensare e scrivere
è una cattiva azione?
Nemico all’ozio ignobile,
dell’arte innamorato,
perché, campione inutile, 80lascerò lo steccato?
Della prima battaglia
è il giorno! io mi ci affido...
ma i versi miei svolazzano
deboli ancor dal nido; 85incensi e allòr non vogliono,
sol temono le spine...
dateci un fiore, è lauro
che ben s’acconcia al crine!