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27 - aveva creato quella rassegnata apatia degli animi, che era torpore delle coscienze. Nel vario succedersi di oppressori, crudele ironia, pareva già benigna sorte la speranza che la dominazione dell'ul- timo fosse la meno peggiore. Qyesto triste stato di letargo, in cui si era adagiato il paese, fu espresso dal Porta, coi rudi modi con- cessi alla forma dialettale, ma con dolorosi accenti di verità, nel famoso sonetto * Paracar che scappee de Lombardia^ 'che dice in pochi versi, e avuto riguardo al momento, quanto in prosieguo di tempo, e a coscienze risvegliate, potrà dire un inno eroico di un bardo del Risorgimento. Una mezza accusa fu mossa anche alla Società del Giardino di essere stata, durante la dominazione austriaca, troppo ossequiosa, e quasi ligia alle autorità, e alla Corte austriaca, che ospitava largamente. Le apparenze potrebbero giustificare questo appunto, se lo studio del nostro archivio non avesse rivelalo circostanze che sfa- tano quella leggenda. L'Austria che temeva, ed ha ragione, tutte le forme di asso- ciazioni e conventicole, conoscendo l'influenza di un circolo come il nostro, col pretesto di dargli protezione e privilegi, gli impose fra le cariche sociali un Delegato di polizia, scelto fra i soci, spesso nel ceto nobile, e questi doveva intervenire a ogni seduta, e porre il visto ai verbali. Era una forma ip>ocrita di ingerenza, a cui non si poteva rispondere che con un'aperta ribellione. Ob- bedire, o sciogliersi: sottomettersi o dimettersi. Il dilemma era duro, ma chiaro. Alla sola condizione che il Circolo si mante- nesse apolitico, l'Austria ne tollerava l'esistenza. Però malgrado la sorveglianza poliziesca, nel temp>o che in- tercede fra il Congresso di Vienna e i moli del *2 1 , troviamo me- moria che alla Società del Giardino, fra i cui membri troviamo già nomi cari al patriottismo italiano, era letto e conservato il Conciliatore. Questo giornale bisettimanale, sotto le apparenze di intenti letterari, aveva lo scopo di eccitare e di preparare il pros- simo risveglio nazionale. La lotta fra i romantici del Conciliatore e i classici della austriacante Biblioteca italiana, diretta da Luigi Zanoia, era qualche cosa di più di una lotta letteraria, e fu ap- punto in questo campo che il Porta poteva impunemente sfogare l'animo suo. E vero che la Società del Giardino accolse nelle sue splen- dide sale imperatori e imperatrici d'Austria, granduchi e grandu- chesse, ed ospitò abitualmente, a cominciare da Radetzky, tutta la gerarchia militare e civile austriaca, a cui certo non poteva