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Al giungere dell’inverno la Società, formata da circa una trentina di membri, disdiceva il contratto d’affitto; ma non si scioglieva, e si riuniva al noto caffè Cambiasi, di fronte al teatro Grande (la Scala), dove teneva la propria brasera (così detta, dallo stare riuniti intorno al braciere) fino alla buona stagione, in cui sì decideva la scelta della nuova sede.

Nel 1791 la Società ebbe finalmente, per quanto semplice, una sede fissa a Porta Nuova, nello scomparso vicolo dei Ponzi, ove prese in affitto un giardino e una camera, ed ove un inesorabile sgrammaticato locatore, che si firmava "Remiggio Imperatori" non mancava di dichiarare nelle ricevute d’affitto che il mobiglio di detta stanza era di "sua esclusiva raggione e che solo gli assami sono di raggione della Società", documenti che illustrano ancora l’insigne modestia di quella Società, che avrebbe un giorno occupato il magnifico palazzo Spinola. E pare anche che la Società dividesse il giardino con una fabbrica di candele di sego!

Eppure v’era in compenso la gioia degli spiriti semplici, l’aria libera, e il "silenzio verde" degli orti suburbani, e quei lunghi e calmi pomeriggi estivi, e quei dolci tramonti lombardi, che Stendhal (il futuro ospite ed amico della Società del Giardino) chiamò i "suoi riposi spirituali".

Essendo il numero dei soci andato aumentando, nel 1794 si pensò di trasportare la sede nel cuore della città, in via Due Muri, presso il Coperto dei Figini.

Da allora si inizia quella forma completa e dignitosa di vita, che preludia al prossimo incremento, che si raggiunge col trasporto della sede in via Clerici, nella casa allora Sangiuliani (ove ora esiste il Banco Ambrosiano), dove si trascorre un periodo breve, ma meraviglioso di prosperità e di crescente fortuna dal 1802 fino all’acquisto e al definitivo installamento nello storico palazzo Spinola di via San Paolo (1819).

Ciò fu dovuto all’aumentato numero dei soci, ai maggiori proventi, alla migliorata organizzazione, all’affluire di soci influenti e facoltosi. Si aggiunga che colla cessazione della "Nobile società" il Giardino rimase per parecchi anni l’unico circolo milanese, che meritasse questo nome, fino alla ricostituzione, avvenuta più tardi, del "Circolo dei nobili".

Ma più che tutto ebbe un’eccezionale influenza il periodo fastoso e febbrile dell’epoca napoleonica, nella quale Milano rimase per alcuni anni la metropoli di un vasto conglomerato di territori, dove, malgrado le continue spogliazioni, si viveva, fra il turbinare