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" Essendo jeri venerdí de marz1,
" Fui tratta da la mia divozion
" A sant Cels, e v’andiedi con quell sfarz
" Che si addice a la nostra condizion;
" 11 mio copè, con l’armi e i lavorin2
" Tanto al domestich, quanto al vetturin.

" Tutte le porte, e i corridoi d’avanti
" Al tempio, cren pien cepp d’ona faragin
" De gent che va che vien, de mendicanti,
" De mercadanti de librett, de immagin,
" In guisa che, con tanto furugozz3,
" Agio non v’era a scender dai carrozz.

" L’imbarazzo era tal, che in quella appunt
" Ch’ero giá quasi con un piede abbass,
" Me urtoron contro on pret sí sporch, sí unt,
" Ch’ io, per schivarlo e ritirar el pass,
" Diedi nel legno on sculaccion sí grand
" Che mi stramazzò in terra di rimand.

" Come mi rimanessi in un frangent
" Di questa fatta, è facil da supporr
" E donna e dama, in mezzo a tanta gent
" Nel decòr compromessa e nel pudor.
" E piú che cert che se non persi i sens
" Fu don del ciel che mi guardò propens.

" E tanto piú, che appenna sorta in pie
" Sentij da tutt i band qui] mascalzoni
" A ciufiolarmi dietro il va- via- v’ -è!
" Risa sconc, improperi, atti buffoni,
" Quasi fuss donna a loro egual in rango,
" Cittadina.... merciaja.... o simil fango.

" Ma, come dissi, quell ciel stess che in cura
" M’ebbe ognor sempre fino dalla culla,
" Non lasciò pure in questa congiuntura
" De proteggermi, ad onta del mio nulla,
" E nel cuor m’inspirò tanta costanza,
" Quant c’en voleva in simil circostanza.

  1. venerdí de marz: nei venerdí di marzo era pio costume dei milanesi di visitare l’effigie del Crocefisso nel tempio di S. Maria, detta dei Miracoli, presso S. Celso in Porta Ludovica, ora Corso Italia. (Nota transclusa da pagina 170)
  2. l’armi e i lavorin: gli stemmi nobiliari alla carrozza e i galloni larghi, tessuti di lana e seta cogli emblemi del blasone, a guernizione delle livree dei domestici. (Nota transclusa da pagina 170)
  3. furugozz: serra serra. (Nota transclusa da pagina 170)