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di costumi, perchè il giudizio e la condanna scaturivano naturalmente dalla stessa potenza rappresentativa della realtà.

Nello smisurato campo dell’arte possono entrare tutte le tendenze, le più diverse, le più opposte. Ed è perciò che noi, rinunciando a discussioni e confronti, accettiamo l’opera di Carlo Porta così com’è, allo stesso modo che in pittura si può ammirare l’arte grandiosa e composta di Antonio Van Dyck, nelle sue composizioni storiche e religiose, senza ripudiare il mirabile verismo di David Teniers, coi suoi angiporti, stamberghe, fiere, taverne, botteghe, baccanali e mercati.

Liberi tutti di preferire un genere d’arte ad un altro. Ma quando la Fama ha consacrato i capolavori, noi, entrando in quei santuari dell’arte, che sono chiese o musei, dobbiamo chinarci collo stesso rispetto davanti al Cristo schernito o ai ritratti Spinola di Van Dyck, come davanti alle Kermesses di Teniers, anche se in taluna di queste sorprendiamo figure nelle schiette attitudini di chi faccia "d’ogni libito licito".

Per la grande gioia degli spiriti umani la natura ha variamente distribuito i suoi doni. Il nostro patrimonio intellettuale si arricchisce per questa provvidenziale diversità di attitudini. È necessario che i grandi ingegni seguano e si abbandonino alle loro naturali inclinazioni. Guai se Carlo Porta si fosse proposto di scrivere inni sacri e Alessandro Manzoni poesie giocose!

Per il Consiglio direttivo della Società del Giardino

IL PRESIDENTE

Giuseppe De Capitani d’Arzago

Deputato al Parlamento.


Milano. 15 Aprile 1921.