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nella poesia dialettale il fastigio, vollero sommessamente riaccendere antiche accuse al poeta ed all’uomo, non perdonandogli in un suo genere d’arte in cui eccelse, la satira, il suo malevolo scetticismo, la grossolana indifferenza, l’ostile irreligiosità, che lo mettono al livello di un enciclopedista di seconda mano. E di deduzione in deduzione si arrivò al dubbio che la religiosa pietà del suo fedele amico, con benevola menzogna, gli abbia attribuito, dopo la sua morte, versi non suoi per coreggerne la figura morale, e rabberciarne la fama!

In tema di verismo e pornografìa, si riprese a discutere se il turpe e l’osceno, quando siano scritti a scopo satirico e con intento correttivo, possano o no essere accolti in arte. Nè mancarono polemiche sulla figura politica del poeta, sulla sua sincerità e coerenza.

Esaminare e discutere questi gravi problemi, sarebbe un’ardua impresa per i compilatori di un libro, che non ha carattere scientifico o polemico, e intende rimanere spassionato e obbiettivo. Alcuni argomenti d’altronde, che potrebbero costituire la prefazione, entrano già occasionalmente nel primo dei ricordati studi dei nostri collaboratori. Nulla quindi si toglie al pregio intrinseco dell’opera, se non aumentiamo la mole delle dissertazioni su questioni abusate, che riteniamo in gran parte giudicate e risolte.

Carlo Porta non è del resto di quelle figure terribili e complesse, di cui la storia ci offre a grandi intervalli l’esempio. Se c’è un uomo, la cui figura morale e politica e la cui opera letteraria possono essere accettate così come sono, questi è Carlo Porta.

Come uomo, s’egli fu buon amico, buon padre di famiglia, buon cittadino, buon amministratore del pubblico denaro, poco ci dobbiamo curare se non fu anche un eroe. Un altro grande scrittore non fu più eroico dì lui, e a questi nulla fu tolto o menomato della sua fama. E mentre la severa censura costringeva e dosava all’epigrafe del Porta lodi e dizione, all’epigrafe