Ahi giustizia di Dio, tante chi stipa.
Nuove travaglie e pene, quante io viddi?
E perchè nostra colpa sì ne scipa?
Come fa l’onda là sovra Cariddi,
Che si frange con quella in cui s’intoppa,
Così convien che qui la gente riddi.
Qui vid’io gente più ch’altrove troppa,
E d’una parte e d’altra con grand’urli
Voltando pesi per forza di poppa:
Percotevansi incontro, e poscia pur li
Si rivolgea ciascun Voltando a retro,
Gridando: perchè tieni, e perchè burli?
Così tornavan per lo cerchio tetro
Da ogni mano all’opposito punto.
Gridandosi anco loro ontoso metro.
Poi si volgea ciascun, quand’era giunto,
Per lo suo mezzo cerchio, all’altra giostra;
Ed io ch’avea lo cuor quasi compunto,
Dissi: Maestro mio, or mi dimostra
Che gente è questa, e se tutti fur cherci
Questi chercuti alla sinistra nostra.
Ed egli a me: tutti quanti fur guerci
Sì della mente in la vita primaia,
Che con misura nullo spendio ferci.
Assai la voce lor chiaro l’abbaia.
Quando vengono a’ duo punti del cerchio.
Dove colpa contraria gli dispaia.