mente gli Spagnuoli e i Portoghesi. Rifioriscono nel decimoterzo secolo gli studi del cielo nella penisola iberica, grazie al re Alfonso di Castiglia, il quale forma l’anello di congiunzione fra gli astronomi arabi e quelli del Rinascimento; da quel secolo e dal successivo data lo sviluppo navale di quei paesi e la fatale decadenza delle repubbliche nostre. Nel quattrocento, gli umanisti rinnovano in Italia, e specialmente a Firenze, il gusto della letteratura greca, traggono dall’oblio dei vecchi codici polverosi molte opere classiche, fanno rifiorire e diffondono la filosofia platonica, incline per logica predilezione allo studio e alla contemplazione delle armonie celesti. È in questo centro genialissimo di vita intellettuale che l’Astronomia rinasce al soffio dei tempi nuovi, grazie a Paolo dal Pozzo Toscanelli. Di lui, della sua azione straordinaria sul movimento delle idee nel quattrocento, del suo merito di restauratore dell’Astronomia (ingiustamente attribuito sino ad oggi al Peurbach e al Regiomontano) ha scritto con profonda dottrina e con sincero entusiasmo il professore Gustavo Uzielli, in un grosso volume testè uscito. L’erudito ed amoroso biografo ha saputo rendere con particolare vivezza di colori l’ambiente in cui si trovava il Toscanelli: ivi, come in tutta l’Italia, al rinascimento delle arti e delle scienze si accompagnava un triste decadimento degli ordini politici, una funesta rilassatezza de’ costumi, una serie dolorosa di sintomi precursori del periodo di fiacchezza, di umiliazione e di servitù, che è durato dalla caduta di Firenze sino ai giorni nostri. La mente poderosa del maestro fiorentino dava forma precisa e concreta alle vecchie speculazioni sulla rotondità della Terra e sull’esistenza di continenti abitati agli antipodi, esistenza negata con tanta ostinazione e da Lucrezio e