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teoriche sul sistema dei mondo: Newton e Laplace generarono Coulomb e Maxwell, Coulomb e Maxwell generarono Edison e Galileo Ferraris. Ma, senza scendere ad altri particolari, non è stata la soluzione dei problemi astronomici la spinta più decisiva sino al nostro secolo per lo studio delle matematiche pure? E la Meccanica sopratutto, che oggi informa e governa razionalmente gli studi d’ingegneria, dianzi limitati al più sterile empirismo, la Meccanica non è stata creata per servire ai bisogni dell’Astronomia?

Si rassicurino, adunque, gli spiriti pratici, gli utilitari, per i quali le specole e i telescopi non rappresentano nulla più che capitali immobilizzati e gli astronomi oziosi parassiti, estranei alla vita agitata e progressiva del corpo sociale che li mantiene. L’Astronomia vi chiede denari, ma paga, e paga generosamente i suoi debiti; non è un’immobilizzazione che fate, è un contratto sicuro, fruttuoso. Uno storico inglese, se non erro il Macaulay, ha fatto notare che il primato marittimo ha sempre appartenuto alle nazioni che tennero in maggior conto gli studi astronomici: prima ai Fenici, che portarono sul Mediterraneo le cognizioni astronomiche dell’Assiria e della Caldea; in seguito ai Greci, quando seppero trasformare al lume delle verità geometriche da loro scoperte l’empirismo dell’Astronomia asiatica nell’eleganza armoniosa e nella scientifica razionalità dei sistemi di Eudosso e della scuola di Alessandria; durante le tenebre del Medio Evo, avanti le Crociate, agli Arabi, depositari e continuatori della tradizione ellenica; poi, gradatamente, ai popoli europei che con questi ebbero successivi contatti per guerre o per commerci, prima i Francesi e le repubbliche italiane, Genova, Venezia, Amalfi, appresso e più intima-