dal 1860 in poi è sorta un’altra astronomia, che, valendosi di mezzi affatto diversi, affronta e risolve problemi affatto diversi. Con lo spettroscopio, il fotometro e la fotografia si è instaurato la Fisica del cielo; e questa nuova Astronomia è già tanto avanzata, da rispondere a domande che la antica, la classica Astronomia non avrebbe mai osato proporsi. Due cose, con precipitazione non troppo filosofica, vietava Augusto Comte alla curiosità degli astronomi, come trascendenti il limite delle loro facoltà di investigazione: il conoscere la natura chimica degli elementi che costituiscono gli astri e lo stabilire un’Astronomia dei corpi oscuri. Ora chi non sa che la principale applicazione dello spettroscopio è quella che si fa comunemente all’analisi chimica dei materiali che ardono nel Sole e nelle stelle? Quanto al secondo enigma comtiano, le due Astronomie, vecchia e nuova, si son date la mano per risolverlo in parecchi casi. Le ricerche di Auwers e di Lodovico Struve sui movimenti irregolari di Sirio e di Procione hanno rivelato l’esistenza di astri invisibili per noi, che si aggirano intorno a queste stelle e ne producono gli osservati spostamenti. Risalendo dall’effetto alla causa (come già aveva fatto Leverrier con la scoperta di Nettuno), si è potuto determinare il luogo e la massa di questi astri oscuri. Con metodo diverso, discutendo i risultati delle sue fotografie dello spettro di Algol, il signor Vogel a Potsdam ha potuto dimostrare nel 1889 che le periodiche diminuzioni della luce di questo astro, che tanta meraviglia avevano destato nel nostro Montanari, quando le scoperse nel 1670, non sono altro che ecclissi parziali, dovute all’interposizione di un satellite oscuro, che si avvolge intorno ad Algol; e il Vogel ha tracciato l’orbita di