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IV

EPITALAMIO PER LE NOZZE DELLA FIGLIA EUGENIA1

(Dopo il 1483)


Chiamano te le ville ai canti, ai tìasi, alle nozze,
oggi di nuovo, o Imene: lascia la tua città!

Lieta ai piaceri ancora ti chiama e alle gioie a te note,
Antinïana arguta di fescennini sali;4

serti novelli a te preparan le belle fanciulle
con insolita voce cantano carmi nuovi.

fanciulle


“Te la vïola molle, te invita il purpureo giacinto,
te la rosa e la villa sparsa d’aromi assiri.8

Noi t’invitiamo, o Imene: a care delizie t’invita
del talamo nuziale il ben adorno letto.

Perché indugi, Imeneo? Già t’offre i suoi teneri baci
ogni fanciulla e amplessi dolci promette ancora.212

.     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .     .

Qui tu vedrai la sposa di porpora effusa le gote,
bianca le membra eburne, candida come neve,16


  1. Eugenia, la secondogenita del Pontano, sposò, non molto dopo il 1483, Don Marco Bartolomeo de Constabulis di Benevento (Tallarigo, op. cit. I, p. 94).
  2. Si tralasciano due versi.

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