Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
36 | l’amor coniugale |
La donna piú al fuso non pensa, lavora al non compro suo vino,
va col marito al tino per la sua dolce mensa:
vèntila al vento e monda da tutta la pula il suo grano,
onde nell’ampio vano del granaio lo asconda.24
Deriva dal torchio potente dei grappoli il dolce sapore,
cuoce il divin liquore sopra la fiamma ardente,
i frutti arborali raccoglie che grato diffondono odore:
(li porta la minore figlia alle care soglie)28
le mele cidonie soavi scegliendo dai penduli rami
lega con brevi stami alle imminenti travi.
Quando la festa ritorna ch’è sacra al podere natio,
esce e il suo voto al dio offre la coppia adorna;32
i molli capretti e le agnelle, i fiori del gregge essa manda,
con la sacra ghirlanda le primizie novelle.
A casa, tra i suoni ed i canti, la coppia felice si rende,
dove la mensa splende di calici spumanti;36
quivi la coppia amata si mesce a vicenda il liquore,
applaude al suo signore la turba affaccendata;
la festa il vino onora, col vino va il sonno e il piacere,
Venere l’origliere noto quel giorno infiora.40
⁂
Qual vento mai, qual nembo, o bella Arïadna, qual dio,
reca l’amore mio nel tuo soave grembo?
Tu che a l’amor sincero sai quanto l’assenza sia amara,
portami alla mia cara sul tuo cocchio leggero,44