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106 | l’amor coniugale |
e quando, “Ariadna evviva! Evviva Ariadna!” di grida
tutta la selva suona, ivi questo aggiungete al sepolcro90
onor, le pie parole del lutto indicibile segno:
“Della conocchia invece, dei bianchi panieri e del fuso,
noi questi fiori e queste ghirlande, o Ariadna, poniamo
presso il tuo tumulo dove già cresce quel lauro che d’ombra
l’ossa coprendoti in pace ti veglia l’eterno riposo.95
Non le tue tele e i lini e non i tuoi stami e gli orditi
noi ti portiamo, o Ariadna, ma lacrime e doni votivi.
Ecco del latte il fiore e il miele fragrante alla tomba
noi ti rechiamo e i Mani devoti e l’ombra vagante
noi ti plachiamo, o Ariadna, e godi l’eterna tua pace!”100
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L’abitino al suo bimbo cuciva e le vesti alle figlie
e di sua mano le tazze versava di dolce liquore.
Nel suo ricamo il Sebéto dall’urna spargeva dell’onde
lo scorrevole argento, e l’aura per salici e ripe
frondose ad un murmure d’acque sposava un suo lieve
sussurro.105
Dalla sua destra la luce sorgendo solcava di fiamme
l’aure e coi raggi splendenti fugava le tenebre oscure:
quale del sol mattutino risplende l’aureola dorata
fulgida che tremola sul cerulo riso dell’onde.
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Pianto e dolore! Oh gema commosso e al suo tumulo venga110
l’ischio e la dura quercia lasciando le selve natie.
e il narciso, che prima d’esser fiore era quel bel fanciullo che tutti sanno, il quale, vista la sua immagine nell’acqua, s’innamorò di se stesso al punto di morirne di languore.