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il caronte | 85 |
sovrasta ai mortali; e devi ricordarti che, quando ultimamente tu condannasti quei sacerdoti, si lagnavano che l’Italia fosse in preda alle sedizioni e che da ogni parte si raccogliessero eserciti. Perciò scendiamo in quel prato, se così ti piace.
Min. — Andiamo; e chiamiamo Caronte, che se ne sta là in ozio.
Eaco. — Ma anche stando in ozio discorre, a quanto pare, fra sè molto gravemente.
Scena II.
Caronte e i precedenti.
Car. — (da sè) Eh sì sì! anche questa è una prova che la condizione degli uomini è triste: vivono tutti di speranza... Ma che cosa c’è di più vano delle loro speranze?
Min. — Che cosa borbotti fra te, Caronte?
Car. — Chi parla?... Oh chi vedo laggiù!... Vi saluto, o giustissimi giudici delle anime. Ma, per lo Stige! come mai non avete nulla da fare nel vostro tribunale?
Min. — Per la stessa ragione per cui anche tu stai in ozio: sai bene che da tre giorni non hai traghettato anima alcuna!
Car. — Ma! di questo appunto mi maravigliavo; e mi sdegnavo anzi di non aver potuto collocare a frutto nell’erario di Plutone, in questi tre giorni, neppure un soldino. E se così inganna me la mia speranza, che si dirà degli uomini in mezzo a tante vicissitudini, sempre delusi dalla speranza?
E pensare che essi mettono fra le dee la Speranza, che è soltanto l’ancella della Fortuna! Meretrice varia, incostante, ingannatrice e piena di