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l’asino 71

delle orecchie e del capo... Ti fa piacere questa acqua tiepida?... e che io ti ci freghi così leggermente e minutamente? Oh caro! come mi fai felice a sentirti così rodere i denti... a vederti dar questi piccoli morsi come bacetti gentili... Va via! va via!... brutto asinaccio! bestia ingrata e ignorante!... O non mi ha quasi stroncate le mani con un morso?!... e m’ha gettato a terra e nel fango... e se non mi riparavano quelli arboscelli, quand’ero a terra mi finiva a calci! Via, via! bestia malvagia!... Ho dovuto imparar da vecchio la verità del proverbio «che chi lava la testa all’asino, perde il tempo e il sapone... e che chi sta volentieri con gli asini, merita di diventar asino anch’esso!» Ci ho rimesso tempo e spese... Ma non importa: qualcuno forse imparerà dal mio esempio. Tardi ho imparato! Addio, asini, per sempre! addio a voi, e a tutta l’Arcadia!


Scena VIII.


Il contadino Fagioli, e il Pontano.


Fag. — Che ne dite, padrone!... M’è venuto voglia di mutare cognome, e di Fagioli ch’ero prendere un nome che mi porti più fortuna... p. es. Caserio...

Pont. — Se piace a te questo mutamento, a me non dispiace... E come prima chiamandoti Fagioli fosti benemerito dei miei legumi e della marra e del rastrello, così ora, per buon augurio del tuo nuovo nome, ti regalerò una bella forma di vecchio cacio parmigiano... Salve dunque, Caserio!... salve, Caserio...

Fag. — Grazie, padrone. Accetto il dono del cacio di cui non mi credo indegno, tanto più se lo paragono alle grosse spese che fate per l’asino. Ma però un’altra è la ragione per cui voglio mutar