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l’asino 65


Garz. Ecco che ora fa il giro tondo... Allontanatevi, o Napee! affinchè, mentre balla il trescone a tre tempi, mentre strombazza il settenario... non vi sconci il viso di belletto puzzolente... Ah ah ah!!... Tanto tonò che piovve!... era naturale... Che cosa buffa!... O padrone! è tutta merce arabica, profumi dei Sabei... Su, damerini! venite a raccogliere il muschio, fate scelta di zibetto! empite le vostre scatoline di cipria...

Pont. Delizie degne d’un re! giostre degne del dio di Olimpia... Non dovrei io ricoprirti di porpora, fatta venir fino dalla lontana Tiro?

Garz. Metti in vendita, prima, tutta questa di porpora purulenta... Ne ricaverai tanto denaro, da poter anche mettergli le fibbie d’oro, e legarlo al sottopancia con cinghie dorate... Ma che hai, Cillaro? Oh Cillaro, dico!... Chi t’ha insegnato a scalciare così?... Non mi piace, sai!... Serbale pel tuo padrone queste giostre del calcio... Eh va in malora!!... Le hai imparate in città queste «urbane» carezze?... Va dal tuo padrone, che è così raffinato! Corrigli dietro... cantagli queste tue cantilene originali... suonagli codesto tuo plettro!... E ora... perchè t’alzi in piedi?... E tu mi assali?... Oh va addosso al tuo padrone, al tuo re, brutto infame!...

Par. — Che è ciò?... Dopo il bacio, dovremo veder anche l’amplesso asinino?... Chi sa dove si va a finire!...

Pont. — Perchè hai fatto male a questo ragazzino così buono, asinello mio? Non sai che è lui che ti dà da mangiare?... forse è stato poco attento nello sceglierti l’orzo?... ti ha pettinato rudemente sul dorso?... Vedi, vedi, garzone... come per la vergogna ha abbassato le orecchie... e anche la testa... e ora tace pieno di vergogna... Gli rincresce d’averti fatto del male, e se ne pente. Vedi,


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