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l’asino | 63 |
Scena VII.
Pontano, il garzone, e Pardo nascosto.
Pont. — Ma sai ch’è bellissimo?!... Raglia e tira calci insieme, quel mio amorino! una sola cosa non fa — di quelle che sogliono far gli asini — e non lo fa per rispetto al suo padrone... Ti vergogni, vero, di... sparare in mia presenza? Fagli una carezza, buon ragazzo!... digli una parolina... digli qualcosa di bellino...
Garz. — Su dunque, Cillaro!... Su, eroe Arionico! fa onore al tuo padrone! fa il tuo dovere, come lo fanno gli asini quando scherzano coi loro padroni a cui ha dato volta il cervello!... Spara qualche cosa di ben musicale... E se c’è qualcuno che stia osservando questo nostro delirio, fa che danzi al tuo ritmo... Il settenario ha già messo in fuga Calliope; danzate voi, ninfe degli orti! Su, Cillarico eroe... muta la misura!... Voglio l’anapestico, adesso!... Non piacciono i giambi negli orti; bisogna riservarli ai teatri...
Pont. — Oh bravo! come sei dotto!... come gli dici bene... come tutto va a tempo!
Par. — L’asino scorreggia, e noi scoppiamo...
Garz. — Dunque, Arione!... Tieni la coda a te... A me non piacciono queste carezze caudine in mezzo a questo speteggìo... Non c’è bisogno che tu mi voglia scacciar le mosche dalla faccia con codesto ventaglio di nuovo genere... Là, colla coda!... riservali pel tuo padrone questi sventolamenti subcodanei.
Pont. Parlagli con garbo... che non avesse a sdegnarsi... Su, Arionico! su, Cillarico eroe! Se tu sei di natura ilare ed allegro, fa che ti senta allegrissimo il tuo padrone.