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l’asino | 45 |
LETTERA
«Di grazia, mio Cariteo garbatissimo, comprami un pettine dorato, ma che sia proprio d’avorio Prassitelico!... affinchè quando lo si strigli e lo si pettini sul dorso, scuotendo i campanelli del capo mi faccia festa, e susciti il riso e la gaiezza nell’animo mio. Perchè, sai?... il mio asinello è molto delicato... e vuol essere lodato, e che gli si dicano delle belle parole... Allora mi fa le carezzine, quando gli gratto la fronte e gli canticchio dei versi... Vuoi sentirne una ancora più carina? Ieri gli ho messo innanzi, per colazione, un tortino di miele... Appena lo ebbe leccato un po’, mi assali con un bacio così carezzevole, che ho dovuto ricambiargli il suo amplesso e il suo bacio. É giusto che, se egli mi fa beato, io lo faccia beato. Dunque, amichino mio carissimo, occupati subito di quel che ti dico: il mio amore, l’asinuccio mio, teme le mosche e teme il caldo. Tu corri da tutti i merciai, da tutti i bottegai, finchè tu mi abbia comprato una sottilissima gualdrappa di seta, perchè il mio Arione.... il mio Cyllaro delizioso... non abbia a sentir più le punture delle mosche e delle zanzare. E bada che questa gualdrappa sia ben brillante, delicata di tessuto ma solida difesa contro gli insetti.
E perchè tu non ti abbia a maravigliar troppo di queste nuove delizie del tuo padrone e non te n’abbia a sdegnare, pensa e medita la dottrina Pitagorica in quanto tratta dell’asino... Senti che asino è questo! Mentre ti scrivevo, questo caro asinello mi seguiva con l’occhio e leggeva... e poi, accomodando le labbra alla pronuncia umana, ha sciorinato questo distico: