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l’asino | 41 |
d’oro... E non si vergogna di canticchiare dei versucci da innamorato, quando ci sta sopra!... e quando lo punge leggermente con gli sproni, vuol farlo correre come un nobile destriero. Addio sapienza! addio vecchiaia!... Vuoi attendere altro segno più sicuro della sua stravagante pazzia?
Pardo. — O Muse Aonidi! o Ninfe del Sebeto!... dove vi siete nascoste?... Questo mi sembra un mostruoso portento... Chi lo crederebbe?... E come mai potè accadere una cosa che gli Dei, sembra, non avrebbero mai dovuto permettere?
Alt. — Eppure è cosa certa.
Pardo. — Farsi vedere in pubblico sopra un asino impennacchiato, in mezzo alla città, dov’è più folla di gente... un uomo di sessant’anni, posto dal Re a capo dei più alti uffici!... un uomo così per bene! di principi così rigidi!... Oh Apollo, vatti a nascondere! Se la cosa è vera, crederò anche che Mamma Natura è rimbambita!... Ma ecco Cariteo: viene a tempo! Ne ragioneremo anche con lui... Mi sembra che anch’esso sia uscito di casa un po’ turbato...
Car. — (parla da sè). Lodi chi vuol la vecchiaia... A me parebbe la più savia delle istituzioni, che gli uomini di sessant’anni fossero precipitati nel Tevere giù dal ponte... Quanto a me, per non veder cose simili, accetterei anche di andare a visitare la barca di Caronte prima d’aver toccato i sessanta... (va innanzi senza vedere gli amici).
Pardo. — O Cariteo!... Dove vai, Cariteo?... Fermati, Cariteo!... Cos’è che ti spinge ad andar tanto in fretta?... Férmati: si tratta di un amico... Te lo impone l’amicizia, lo richiede la tua gentilezza.
Car. — No, perdio!... Lasciami andare, chiunque tu sia!