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l’asino | 39 |
Scena IV.
Altilio, Pardo, e il Cariteo.
Alt. — (solo). Credevo che tutto fosse terminato felicemente pel nostro caro Gioviano, perchè, concludendo la pace, non solo aveva con sua grandissima gloria, per maggiore tranquillità dei popoli, ristorato le condizioni dello stato e del Re, che erano molto a mal partito, ma aveva anche dato loro stabile assetto. Invece, quanto diversamente sia andata la cosa per lui, e per noi che lo onoriamo e lo amiamo,... non si può dire per il dolore! Non gli poteva capitare una cosa più indegna... Chi se lo sarebbe mai aspettato? [Entra Pardo].
Pardo. — Che cos’è che ti angustia e ti addolora tanto?... Non misuro bene la portata delle tue parole... e mi fai sospettar male. Tanto più che hai voluto darmi convegno qui, in un’ora tanto intempestiva. E d’altra parte so che tu non operi mai a caso, nelle tue faccende.
Alt. — Parli di angustie e di dispiaceri?!... Di’ pure che c’è una cosa che mi travaglia, mi tortura, mi finisce...
Pardo. — E dunque cosa tanto grave?
Alt. — É una sciagura immensa!... Grandissima sciagura per tutti, che un vecchio in cui tutti riponevano giustamente tante speranze, sia così rimbambito...
Pardo. — Rimbambito! Chi?
Alt. — E non ti sembra rimbambito un vecchio che, in età di circa sessant’anni, già colmato dei più grandi onori, si compri a caro prezzo un asino e vi passeggi sopra dopo averlo tutto parato a seta?... Freno d’oro, briglie d’oro, finimenti