Pagina:Pontano - L'Asino e il Caronte, Carabba, 1918.djvu/36


l’asino 29


Coro. —           «A noi pace e riposo die’ l’Altissimo,
                                    ci die’ il viver giocondo...»1

Oste. — Certamente!... E alla mia osteria concesse il guadagno, e di poter passarsela allegramente mangiando e bevendo... O me felice!... Presto verranno le ragazze coi loro lenoni... e verranno in folla dietro a loro gli innamorati, gli spasimanti... e quei che vivono alle loro spalle... Ho già sentito dire che dal centro della Sicilia e della Spagna è venuto un carico di sgualdrinelle fiorite, fresche fresche, e quindi di facile smercio pei piaceri di Venere... Son quelle che ci vogliono per lusingare e allettare questa gioventù di città;... guadagno certo e solido per me, che nasce dal piacere... Su, sacerdoti! cantate la Pace! dite quanto è gradita la pace agli Dei immortali!... Quanto a me, a tutti i miei avventori che vengono a mangiare e bere da me, io farò in modo di provvedere mangerie da re, e bevande da re;... sicchè mi celebreranno come il re degli osti, e mi esalteranno al cielo.

Coro. — «La pace i campi godono, — la godon le città;
                           applaude a lei la vergine — la sposa applaudirà.
                           Ma chi, Fata benefica, — più ti benedirà?
                           Dolci di gioia lacrime — la madre verserà».

Oste. — Quanto a me, io plaudo alla mia borsa. É vuota, anzi vuotissima... adesso! ma mi par di sentirla già tutta in agitazione... Che cosa desideri, brutta ingorda?... Vorresti dei bei zecchini d’oro di Venezia?... o preferisci quei fiorini di


  1. Ma probabilmente coeli rector è Dio, terrae tutor il Re, e pacis author è il Pontano. Così, più sotto, il basilicus caupo fa sospettare che l’oste si chiamasse Basilio, o fosse di Basilicata.