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l’asino | 27 |
po’ meglio di questa pace e delle faccende del Re... Mi par quasi, che l’aspetto stesso della campagna sia mutato!... l’aria stessa mi pare più allegra... E c’è ancora chi non presta fede ai sogni?... O non ho io sognato l’altra notte che i cavalli s’eran mutati in bovi, e che gli alberi di castagno si trasformavano in vigne, e che queste poi m’entravan tutte nei tini?... E poi... che cosa ho ancora veduto in sogno?... versavo il vino con un boccale di terra, e improvvisamente mi s’è fatto d’oro... E poi... la monetaccia che io portavo all’esattore... tutte monete d’oro!... e come scorrevano bene!... e l’una nasceva dall’altra... e se ne faceva subito un bel mucchio, e in mezzo a quel mucchio mi sentivo soffocare... L’interpretino come vogliono quelli che se ne intendono!... per me, era la Pace di certo... Vado in città...
Olà, ragazzi! Vado in città, io; voi addobbate la casa, come esige la pace, e come ha imposto il banditore a nome del Re. (Poi da sè)... e come mi consiglia anche il mio sogno.
Scena II.
L’oste; poi un Coro di Sacerdoti.
In città.
Oste. — Sia bene a me e ai miei compaesani! Vedo la Città tutta piena di processioni sacre e di preghiere... Com’è lieto tutto questo affollarsi del popolo!... com’è armonioso questo Coro di sacerdoti!
Coro. — «Pace il Signor dei Cieli diede al popolo,
pace il Signor del Mondo...»
Oste. — Che bel canto di buon augurio!