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l’asino e il caronte 9

Pietro Summonte, altro degli Accademici, amicissimo del Pontano (del quale raccoglie e stampa le opere rimaste inedite), due anni dopo la morte del Poeta, premette alla prima stampa dell’Asinus (1507) una lettera di dedica ad altri due amici del P. in cui afferma... «lepido argumento Pontanus in cuiusdam ingratitudinem clam invehitur». Ora quel clam spiega assai bene che il cuiusdam non è un quidam qualsiasi, ma un potente col quale non è prudenza pigliarsela apertamente.

La chiave del mistero ce la dà Camillo Porzio, il quale, nella sua Guerra dei Baroni di Napoli (lib. III, c. 2°), dopo avere accennato alla pace conclusa per opera del Pontano tra il re Ferdinando di Napoli e Papa Innocenzo VIII — quella appunto da cui prende inizio il Dialogo di cui discorriamo — ci riferisce come, per essa, il Pontano sperava di succedere (come successe infatti più tardi) «nel luogo ed autorità di Antonello Petrucci», supremo Cancelliere del Regno. E poi aggiunge: «Ma il Duca — di Calabria, figlio primogenito del re, già scolaro del Pontano, ed ora capitano supremo dell’esercito vittorioso contro il Papa — il Duca, delle lettere poco amico e dei benefici avuti sconoscente, non lo favorì appo il padre re, come doveva ed avrebbe potuto; da che, provocata