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il caronte | 137 |
la sua forza, e quali frutti se ne ricavano? Tu sai quanto Dio è distante dall’Uomo, non solo di spazio ma anche per natura: ebbene, la Virtù è la sola che in vita concilia Dio all’uomo, e dopo morte unisce l’uomo a Dio. Poichè, siccome la virtù «sta nel mezzo» e fugge gli estremi, così anche fra Dio e l’Uomo sta unicamente la Virtù; nè senza di essa è possibile conoscere Dio o salire a Dio. Tutti gli altri beni sono fragili e passeggeri: la virtù sola è stabile ed eterna. E mentre essa non ha bisogno di alcuno, tutte le altre cose senza di lei sono manchevoli.
Felice dunque colui che bene oprando e ben ragionando abbia raggiunto la perfetta virtù! Essa lo fa vivere libero e sicuro, al disopra del turbamento delle passioni e dei pericoli eterni. Egli non temerà le leggi, perchè detterà legge a sè stesso; e procedendo sicuro innanzi, si metterà sotto i piedi le calunnie del volgo e i capricci dei tiranni; saldo come torre contro la Fortuna, tanto se questa gli sorrida, come se gli sia avversa.
Car. — Non si potrebbe dire di più e di meglio. In essa sta la felicità dell’uomo; ma questi, ciechi della mente, si potrebbe dire che corrono invece volenterosi alla propria rovina. E lo so io, che sento continuamente la gente accusar — tardi! — la propria stoltezza. Mi congratulo con voi due, e vi ringrazio.
Ma ormai siam giunti, e vi tocca discendere. Entrate dunque felici nel regno beato della Immortalità. Sapientissimo Mercurio, io ti consegno tutta questa schiera che ho sbarcato: guidali tu davanti ai loro guidici.