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134 | pontano |
Car. — Non ti sei mai adirato?
Ombra. — Mi sdegnai una volta. E non per me, ma perchè vidi un innocente condannato a torto, senza che i cittadini protestassero. Ma vedendo poi che mormoravano sottovoce e avevano paura... risi anche di quello.
Car. — Soldato lo fosti mai?
Ombra. — Nemmeno la tromba volevo sentire.
Car. — E non ti sei mai posto al seguito di re o di reucci?
Ombra. — Mai. Sono nato per me, e non pei re.
Car. — Hai avuto figli?
Ombra. — Mi sono morti subito, e ho pensato che quella era la volontà di Dio.
Car. — Dunque hai preso moglie?
Ombra. — Più per far piacere ai miei genitori che a me; mi morì dopo tre anni di matrimonio, e d’allora in poi vissi celibe.
Car. — Perchè non ne hai preso un’altra?
Ombra. — Non bisogna mettersi allo sbaraglio due volte, e volevo esser libero.
Car. — Litigavi spesso con lei?
Ombra. — Mai; perchè essa era di carattere dolce e verginale; ed io cercavo di esser ilare in casa come fuori.
Car. — E che ti par del destino dell’uomo?
Ombra. — Vanità e stoltezza in ogni cosa.
Car. — Felice te, che hai vissuto da sapiente!
Ombra. — Non chiamare nessuno nè felice nè sapiente: perchè non c’è nessuno così ricco di beni, che non sian molti più quelli che gli mancano; nè alcuno così saggio, che non ignori infinite cose. E poi si sa che la perfezione non è di questo mondo. Inoltre, come poter essere felici, quando da un momento all’altro tutto può mutartisi contro?