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perchè diceva che, essendo io un grammatico, ero pazzo come lui. E perciò m’insegnò che potis è neutro:

nec potis est cerni quod cassum lumine fertur.

Giovenale invece se l’è presa con me, perchè gli dissi che ero solito picchiare a scuola i ragazzi con una verghetta d’olivo: diceva che bisognava picchiarli con una ferula. Dunque, dillo ai miei colleghi che adoperino la ferula!

Merc. — Vòltati e guàrdati alle spalle: c’è uno che ti mette in canzonatura.

Ped. — Chi sei?

Teano. — Son Teano il grammatista.

Ped. — Apprendi a dir grammatico, e non grammatista!

Teano. — E tu impara a dire «impara» e non «apprendi»!

Ped. — Si dice «apprendi».

Teano. — Si dice «impara».

Ped. — E tu prendi questo!

Teano. — E tu quest’altro!

Merc. — Giù con le mani! Gentilissimi grammatici, tenete le mani al posto, quando siete davanti a un Dio! Oh eccone un terzo!

Menic. — Non dar loro retta, Mercurio! tutte inezie, codesti grammaticonzoli!

Teano. — Inezie? Oh sentiamo te! Dimmi un po’, saggio Menicello: perchè questo lo chiamano lapis, e questo petra.

Men. — Perchè il lapis è maschile ed attivo in quanto ti fa male a un piede; a petra quod pede teratur diventa passivo e quindi femminile. Ti va?

Ped. — Guarda un po’, Mercurio, com’è sciocco costui! Se petra vien dal greco, non c’entra il pede terere; quanto a lapis poi, quello deriva a labando,