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il caronte | 125 |
perchè diceva che, essendo io un grammatico, ero pazzo come lui. E perciò m’insegnò che potis è neutro:
nec potis est cerni quod cassum lumine fertur.
Giovenale invece se l’è presa con me, perchè gli dissi che ero solito picchiare a scuola i ragazzi con una verghetta d’olivo: diceva che bisognava picchiarli con una ferula. Dunque, dillo ai miei colleghi che adoperino la ferula!
Merc. — Vòltati e guàrdati alle spalle: c’è uno che ti mette in canzonatura.
Ped. — Chi sei?
Teano. — Son Teano il grammatista.
Ped. — Apprendi a dir grammatico, e non grammatista!
Teano. — E tu impara a dire «impara» e non «apprendi»!
Ped. — Si dice «apprendi».
Teano. — Si dice «impara».
Ped. — E tu prendi questo!
Teano. — E tu quest’altro!
Merc. — Giù con le mani! Gentilissimi grammatici, tenete le mani al posto, quando siete davanti a un Dio! Oh eccone un terzo!
Menic. — Non dar loro retta, Mercurio! tutte inezie, codesti grammaticonzoli!
Teano. — Inezie? Oh sentiamo te! Dimmi un po’, saggio Menicello: perchè questo lo chiamano lapis, e questo petra.
Men. — Perchè il lapis è maschile ed attivo in quanto ti fa male a un piede; a petra quod pede teratur diventa passivo e quindi femminile. Ti va?
Ped. — Guarda un po’, Mercurio, com’è sciocco costui! Se petra vien dal greco, non c’entra il pede terere; quanto a lapis poi, quello deriva a labando,