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il caronte 123


Ped. — Di Pedano grammatico: e cercavo di te, figlio di Maia!

Merc. — Per qual mai ragione?

Ped. — Perchè tu, che sei stato gran cultore delle buone lettere, riferisca da parte mia ai miei discepoli...

Merc. — Di’ pure!

Ped. — Di’ loro che ho trovato poco fa Virgilio; e che avendogli io domandato quanti orci (cados) di vino Aceste desse ad Enea quando si partiva di Sicilia, m’ha risposto d’aver errato, e che non erano orci ma anfore, perchè allora in Sicilia non c’era ancora l’uso degli orci; e che egli distribuì sette anfore per ogni singola trireme, e che vi aggiunse un fiasco d’aceto; e ch’esso poeta lo seppe da Enosio cantiniere d’Enea. E che inoltre dal matematico Ipparco aveva saputo che Aceste era vissuto cento ventiquattro anni, undici mesi, ventinove giorni, tre ore, due minuti e mezzo secondo...

Merc. — Dirò che l’ho udito anch’io dallo stesso Aceste!

Ped. — E che Virgilio aveva errato egualmente dicendo che Caieta era stata la nutrice di Enea, mentre era la madre del trombettiere Miseno; e che non dette il suo nome a quella terra per esservi stata sepolta, ma perchè, essendo scesa a terra per coglier dei cavoli, aveva quivi subìto violenza da un Silvano. E la cosa non è strana, se si pensa che anche la balia di Anchise fu rapita da Palamede, quando questi metteva a ferro e a fuoco il paese dei Troiani; eppure essa passava allora i 120 anni, e si chiamava Psi. E che Palamede inventò la lettera Ψ e le dette quel nome, da una cicatrice che essa aveva in fronte.

Merc. — Cose gravi, per Giove! e degnissime d’esser conosciute!