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il caronte 113

ubbriachi in onore del Santo. E non solo in Germania, sai; ma anche in Francia, Italia, Spagna... dappertutto!

Min. — Bel modo invero di onorare gli Dei e i Santi!

Merc. — Dunque, vi dicevo, la mattina di quel giorno, appena è chiaro, si tira fuori dalla chiesa la statua di S. Martino, e la si fa girare per tutta la città.

Car. — In Germania?

Merc. — Si, in Germania. Se c’è il sole e la giornata è bella, — la chiamano appunto l’estate di S. Martino — tutti accompagnano il Santo portando orci e boccali pieni di vino. E tutti bevono allegramente; ma il fondo del boccale lo schizzano a gara addosso al Santo... tutti gliene offrono del più buono e glielo versano addosso: le strade sono piene di barilotti, a cui tutti attingono finchè son zuppi e pieni... e così va per le strade, le piazze, le chiese. Ma se invece piove, povero Santo! lo lordano tutto di fango, e gli riversano addosso le cloache delle strade.

Eaco. — Dicono che Napoli è molto dedita alle superstizioni...

Merc. — A Napoli, la capitale dei Campani, nel mese di maggio, i preti vanno in processione per la città coronati di fiori, come fossero giovinetti innamorati. Ma questo è nulla. Vi dirò una cosa che uomini seri come voi stenterete a credere... C’è una chiesa a Napoli dove, in un certo giorno dell’anno, si fa calare giù dal tetto per una fune un porcellino, ben unto di sego e di sapone. I contadini ci vengono in folla dalla campagna per disputarselo; e la gente ci si diverte un mondo a vederli fare alle spinte, con salti e lazzi e risa, per cercare di appropriarselo. Ma quelli che dall’alto


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