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Eaco. — «Le colpe dei re sono espiate quasi sempre dai popoli» è vero; e noi da tempo lo abbiamo imparato. Anzi, volendone cercar la ragione, ci parve di dover ammettere che i re avessero sui loro popoli lo stesso ufficio e lo stesso diritto che ha l’anima sopra il corpo: e come le perturbazioni dell’anima fanno male al corpo, così anche i difetti dei re ricadono sui popoli.

Min. — A proposito di re, vorresti ora dirci, Mercurio, qualcosa sulla vita e i costumi e i governi dei principi odierni? Da quel che ne abbiamo sentito stando al nostro tribunale, ci sarebbe poco da sperare.

Merc. — Non è il caso di parlarne, ora. Toccare i re è cosa poco sicura, su nel mondo; qui all’inferno non è necessario. Basti sapere che di essi alcuni trattano male i loro popoli, ed altri ne sono maltrattati. Vi dirò invece di un terzo portento che ha turbato le menti dei mortali: per molti giorni il sole fu privo di raggi, mentre l’aria intorno appariva cerulea.1

Car. — Mi permettete di fare anch’io una piccola domanda?... Vorrei sapere se la superstizione degli uomini riesce gradita agli dei.

Merc. — Non c’è cosa che torni loro più molesta...

Car. — Perchè?... se è lecito...

Merc. — Perchè essendo cosa ridicola, rende ridicoli gli dei.

Car. — Spiega un po’ perchè la superstizione è ridicola...

Merc. — Non solamente è ridicola, ma spregevole e calamitosa. Perchè quando l’animo di qualcuno n’è preso, lo rende infelicissimo: di tutto ha paura, è sempre sotto l’incubo di un qualche cosa di


  1. Questo eclissi di sole avvenne il 14 settembre del 1465, il giorno stesso in cui Ippolita Sforza, sposa di Alfonso II d’Aragona, entrava in Napoli.