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tabili decreti di Dio è profana, e nemmeno a noi è permesso divulgarli. Tuttavia si può umanamente ragionare così: Tutto ciò che avviene, o avviene per fortuita contingenza, oppure per fato, cioè per decreto e provvidenza divina. Nel primo caso, è da sciocchi voler conoscere con la ragione cose di cui non c’è ragione; nel secondo, ossia se le cose dipendono dal fato, quantunque nell’uomo sia insita la bramosia di conoscerle, tuttavia la natura lo ha fatto poco capace di conoscere il futuro, che eccede la comprensione dell’uomo. Poichè, sia pure che l’anima sua è divina; ma essendo essa impedita e quasi carcerata fra i legami della massa corporea, vien per ciò stesso resa meno capace di comprendere ciò in cui si manifesta la Divinità.

Di più, gli eventi possono essere o beni o mali: se sono mali, a saperli prima l’uomo non avrebbe più pace e vivrebbe disperato. E Dio, che non ha creato l’uomo perchè fosse più infelice di quello che la sua natura richiede, ha voluto nascondergli la conoscenza di un male che non potrebbe assolutamente evitare. Quanto poi ai beni, è vero che nella aspettazione la vita sarebbe più gioconda; tuttavia chi sapesse che quelli devono succedere necessariamente, diventerebbe inerte ed ignavo, e li aspetterebbe — per così dire — dormendo. Ma Dio ha creato l’uomo per l’azione, e perchè con l’azione si acquisti la virtù; e non vuole ch’egli dorma se non quanto è necessario a ristorare le forze del corpo: e perciò ha voluto dargli compagna nella vita la Miseria, e che dovesse sempre affaticarsi nell’incertezza, avendo la sola certezza del lavoro.

Voi però mi obietterete che ci sono degli avvenimenti, per così dire, «medii», che non sono di per sè nè beni nè mali. E questi, siccome appa-