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il caronte | 107 |
spengono migliaia e migliaia di vite, sconquassano interi regni, distruggono popolose nazioni! E ci gavazzano nel sangue!... É uno scherzo per loro! una delizia! Che cosa volete di più bello e di più onorevole che portare la testa di un nemico conficcata sull’asta?
Eaco. — Non han punto mutato in meglio, gli uomini, da quando abbiamo cessato di esserlo noi!
Merc. — In una cosa sì.
Eaco. — Quale?
Merc. — Quando voi regnavate, i mariti, le mogli adultere le ripudiavano: ora le sgozzano.
Min. — Bel progresso! Ma senza domandare a Mercurio, non sappiamo anche noi che diventano ogni giorno peggiori?
Merc. — E allora passiamo oltre. S’è vista in questi giorni anche una cometa,1 la quale — siccome essi credono che sia presagio di gravissime guerre e di sconvolgimenti di regni — ha percosso tutte le menti anche con la paura dei mali futuri. E in ciò Dio Ottimo e Massimo operò giustamente, dando loro come pena del grande affaticarsi che fanno per conoscere il futuro, non solo il tormento dei mali presenti, ma anche l’ansietà e la paura dei mali che possono accadere.
Min. — Permetti una parola, Mercurio. Perchè Dio non ha voluto che l’uomo conoscesse l’avvenire? mentre tutti sono così desiderosi di conoscerlo!
Merc. — Conoscere il futuro sarebbe stato inutile agli uomini.
Min. — Come mai, inutile! Conoscendoli prima, i mali potrebbero evitarsi o almeno diminuirsi; i beni poi si godrebbero in spe anche prima che venissero...
Merc. — Ogni questione intorno agli imperscru-
- ↑ Parrebbe da questo che il Pont. non creda ai presagi delle Comete; nell’Urania invece...