belle città, e «astelli, parie delle quali sono abitate dalle genti
che fuggirono dalla faccia del gran Tartaro, quando l’andava cercando pel regno, ovvero perla provincia di Persia (qual città
e terre si reggevano per comune) per volerle distruggere, c le
genti fuggendo si ridussero a queste isole, e ai monti dove credevono star più sicuri, ve ne sono anche di deserte di dette
isole. Detto mare produce moki pesci, e specialmente storioni,
salmoni alle bocche de’fiumi, e altri gran pesci. 58 Mi fu detto
che anticamente tutti i re di quella provincia nascevano con certo segno dell’aquila sopra la spalla destra, e sono in quella
belle genti, e valorose nel mare, e buoni arcieri, e franchi
combattitori in battaglia, e sono Cristiani che osservano la legge
de’ Greci, e portano i capelli corti a guisa di chierici di ponente. Questa è quella provincia, nella quale il Re Alessandro
non potè mai entrare, quando volse andare alle parti di Tramontana, perchè la via è stretta, e difficile, e da una banda
batte il mare, dall’altra sono monti alti, e boschi, che non vi
si può passar a cavallo, ed è molto stretta intra il mare, e i
monti, di lunghezza di quattro miglia, e pochissimi uomini si
difenderebbero contro tutto il mondo. 49 E per questo Alessandro
58. Descrive Pallas le pesche del Caspio (Voy. t. III. p. 4^6). Ei dice
che vi si fanno cinque pesche di pesci grossi, e altre piccole di pesci minori:
soggiunge = On ne fait cas dans ces villages des poissons de petite espece qu’
on pcche dans le Jaich et le Volga On ne poche sur les bords de la mer que
l’Ichtyiolle, l’Esturgeon ordinaire, le Glaris, que Ics pecheurs nomment Somi
(che sembra quello che il Polo chiama Salmoni) » et le Barbeau qu’ils appelent
Szazan ». E’ anche da notare l’esattezza del Polo che dice che si pescano
alle bocche dei fiumi; lo che vi en confermato dal Pallas che la pesca abbondante
è ove si mescolano le acque dolci alle salse. Si fa gran traffico di Caviale, o d’ova
salate di quei gran pesci.
5g. Le strette che qui descrive son quelle di Derbend nella Provincia di Shirvan
che significa in Persiano Barriera (Marsden n. 115). Gli antichi le appellarono Portae
Caspiae e Portae Caucasìae. Plinio sembra dare a Derbend il nome di Cuniania
(Lib.VI.c. 11). Abulfeda chiama quelle strette Bal-ol Abvvah, o la porla delle porte.
Secondo il Geografo quelle formavano il confine dei Tartari settentrionali detti da esso
Baet-Borcali o casa di Barca, e i Tartari meridionali detti Baet Uolaku (p. 5i6)
E ciò conferma che i Poli, per recarsi al Catajo, non poterono venendo da Sarai
per evitare la guerra accesasi fra quelle due generazioni di Tartari prendere la via
che segue la riva occidentale e meridionale del Caspio. Gmelin fu a Derbend città
fabbricata sulle rive del Caspio, e che chiude lo stretto passaggio che separa quel
mare da un monte che appartiene alla catena dei monti Usmein. Eyvi a Derbend
un castello fortissimo. Le mura della città sono fabbricate sul sasso. Una gra»