con la presenza di tutti i suoi baroni, con grandissima onorificenzia ^ e carezze. M. Niccolò, M. Maffio, e M. Marco 9 come
videro il Gran Can, s’inginocchiarono, distendendosi per terra,
ma lui gii comandò, che si levassero, e stessero in piedi, e che
gli narrassero, come erano stati in quel viaggio, e tuttociò che
avevano fatto con la Santità del Papa. I quali avendogli detto il
tutto: e con grand’ordine, ed eloquenza, furono ascoltati con
sommo silenzio. Dopo gli diedero le lettere, e li presenti di
Papa Gregorio. Quali udite, che ebbe il Gran Can, lodò molto
la fedel sollecitudine, e diligenza de’detti ambasciatori, e riverentemente ricevendo 1 olio della lampada del sepolcro del nostro Signor Gesù Cristo, comandò, che fosse governato con
grandissimo onore, e riverenza. Dopo, dimandando il Gran
Can, di Marco, chi egli era, e rispedendoli M. Nicolò, ch’egi
era servo di sua maesta, ma suo figliuolo, l’ebbe molto a grato
e fecelo scrivere tra gli altri suoi famigliari onorati. Per la qual
cosa, da tutti quelli della corte era tenuto in gran conto, ed esistimazione, e in poco tempo imparò i costumi de’ tartari, e
quattro linguaggi variati e diversi, che egli sapeva scrivere, e
leggere in ciascuno. 23 Dove che il G^an Can volendo provar
la sapienza, del detto M. Marco, mandollo per una facenda
in.portante del suo reame, ad una città detta Carazan, nel
camminare, alla qual consumò sei mesi. ^ Quivi, si portò tanto
saviamente, e prudentemente ^ in tutto ciò, che gli era stato
23. Congettura il Sig. Marsden che queste favelle fosssero il Mogollo, Xlguro,
il Mancese, e il Cinese (Not. 44-) • 1° riputerei che fossero l’Arabo che ebbe
agio d’apparare nella sua diinora in Armenia, e in Palestina; infatti ravviserassi
nel commentario deli’opera ch’ ci molto si valse delle notizie geografiche degli
Arabi per l’illustrazione del viaggio, e che l’ortografia delle voci geografiche
di lui è assai conforme «di’ Arabesca. La seconda favella dee essere stata il Turchesco che potè imparare mentre dimorò in Jfadagshan tre anni. Non avvi dubbio essere la terza il Tartaresco, o Mogollo. Potrebbe congetturarsi che la
quarta fosse la Cinese per quanto malagevole essa sia a scriversi da uno straniero.’ ciò può desumersi dall’autoriti ilei testo nostro, pere hè ove ei discorre
b ile entrate di uinsai, soggiunge: « che di tutte cose si pa^a gabella, della
> »’•»«• si da dieci per cento, sicchè io Marco Polo che ho veduto, e stalo sono
’ a fai 1.« ragione ». (Cap i5o.) Talchè sembra avere ivi occupato
in post i di (manza, lo che non avrebbe potuto fare sen/a avere almeno superfi’1 (mente apparata quella favella.
’4- t)’ questa sua legazione liatlerasai nel libro secondo.