sopradetto M. Marco rapportator di queste cosi maravigliose
cose, fu iio/ìio savio, fedele, devoto, e adornato dJ onesti
costumi, avendo buona testimonianza da tutti quelli, che lo
conoscevano: (a) sicchè per il merito di molte sue virtù, questo
suo rapporlamento è degno di fede: e M. Niccolò suo padre, uomo di tanta sapienza similmente le confermava, e
M. Maffio suo barba, (del quale questo libro fa menzione)
come vecchio devoto e savio, essendo sul punto della morte
familiarmente parlando, affermò al suo confessore sopra la
coscienza sua, che questo libro in tutte le cose conteneva la
verità. Il che avendo io inteso da quelli, che gli hanno conosciuti più sicuramente, e ])iìi volentieri ni affaticherò a traslatarlo per consolazione di quelli che lo leggeranno: e a laude
del Signor nostro Gesù Cristo creatore di tutte le cose visibili e invisibili. Qual libro, fu scritto per il detto M. Marco
del MCCXCVIII. trovandosi prigione nella città di Genova, si parte in tre libri, i quali si distinguojio per propri
capitoli.
(a) Secondo questa lezione sembrerebbe che Marco Polo allorchè
fu traslatato il Milione da Fra Pipino fosse morto, ma il Prologo predetto secondo la lezione del testo a penna Riccardiano dice così „ Nec
,3 autem inaudita multa, atque nobis insolita s quae in libro hoc in locis
,, plurimis referuntur inexperto lectori incredibilia videantur. Cunctis
in eo legentibus innoLescat, praefatum Dominum Marcbum horum mii5 rabilium relatorem, virum esse prudenfcem, fidelem et devotum, atqu®
,, honestis moribus adornafcum, a cunctis sibi domestici« testimonium bo„ num habentem ) ut multiplicis virtutibus ejus, merito sit ipsius relati»
j, fide digna.