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terra e lidi di Mangi in aho mare millecinquecenlo miglia. Ed < trato (Ancien. Relat. p. 75 e i65). A me non sembra che il Geografo Nubiense col nome di Saila intendesse il Giappone (p. 38). Ma pare ch’ ei intendesse favellarne col nome di Soborma (p. 5(i), perchè ei dice ch’era un’isola grandissima circondata di minori isole, e da mare tempestoso, che ivi nasce la miglior Canfora, che il mare che la bagna è unito all’Oceano e nella parte inferiore frange la terra d\Jagog e di Magog, e che nella parte superiore confina col mare delle Tenebre. Soggiunge che è verso il mare di Sin,e a quattro giorni di navigazione dall’isole d’Anam, che crcderebbesi per la siiniglianza del nome l’isola d’Jrlaìttun, ma che più probabilmente è la Formosa, ed ei soggiunge:» et ex hac patet egressus ad mare ¿»anf» thè in altro luogo avverte essere lo stesso che il mai e di Sin. Opina il Sig. Langles che Abulfeda appelli Stia o Sili il Giappone, perchè afferma essere quest’isola all’estreniità della Cina. Ma Abdalmoal citato dallerbelot non intese per Sila o Sili il Giappone, imperocchè pone quella terra all’estremità della Cina, fra la linea equinoziale,e il primo clima, latitudine molto diversa da quella del Giappone. Marco Polo fu il primo Europeo chc ne parlo chiaramente. 11 Kaempfero, e il Thuneberg lo avvertirono, e non vi è dubbio che Gipangu sia il Giappone, stante il racconto ch’ ei fa della spedizione ingiusta e infelice fatta da Cublai Can contro l’isola. Dopo i tempi del Polo resto lungo tratto incognito quel paese agli Europei. N’ì,pi è m’to che alcuno di essi vi penetrasse innanzi i meravigliosi scuoprimenti Orientali dei Portughesi. Parlò di Gipangu o Cipango il Pigafetta, celebre relatore del primo giro del Globo tenaqueo, e compagno dell’infelice Magellano, ma ne parlò per sentito dire, e disse quel paese dieci gradi più a mezzodì del vero, e congettura I A.b. Amoretti commentatore del Viaggiatore, che ne facesse menzione dietro la Nd azione del Polo (Prim. Viag. intorno al Giob. Milan. 1800 p. 48) • Malgrado perii --gli scuoprimenti dei Portughesi, forse lungo tempo sarebbe rimasto ignoto il Giappose non naufragava su quella costa per fortuna di mare un navdio Portughese che traviarono i venti dal divisato cammino. Non è ben chiaro se ciò accadesse nel i535,o nel 1542, ossivveio nel 1548. Sembra molto probabile ciò che narra il Maffei che Antonio Mota, Francesco Zeimoto, e Antonio Pexota, partiti da Dadra nel regno di Siam per andare in Cina, furono da un gagliardo temporale nel i54» trasportati al Giappone (Stor. dell’Ind. p. 4(j4)• Il disparere intorno all’anno dello scuoprimento, nasce dall’essersene varj Portughesi arrogato l’onore. In una Relazione di quel discoprimento che ha la data del i549 da Cochin, dicesi soltanto che alcuni mercatanti Portughesi scuoprirono que’le isole. Ciò dovea essere accaduto alcuni anni innanzi, perchè l’anno prima giunse a Cochin il Giapponese Aligero che si convertì alla fede (Ram. Nav. t. 1. p. 418). Parla D. Giovanni de Barros dello scuoprimento del Giappone, ma non osa affermare se sia isola o terra ferma (Ist. dell’Asia p. 16’7). Poco dopo lo scuoprimento vi si stabilirono i Portoghesi, e quantunque vi fossero tratti da cupidità di ricchezza, non obliarono di propagarvi il Vangelo. In niuno dei nuovi scuoprimenti prosperò quanto ivi. I Gesuiti pubblicarono alcune lettere, ove si tiatta diffusamanle di ciò: alcune di esse vanno aggiunte alla Storia dell’Indie del Maffei (Fir. Giun. ’589). Nel 1598 vi si numeravano 1,800,000 Cristiani (Thunb t. II. p.273 not.).Wel 1589 cominciò la persecuzione contro di essi, i quali nella provincia di Simabara vennero a guerra aperta coi Gentili, che uniti contro i primi fecero loro la più crudele guerra. Nel