India, per causa di farsi dipingere 065 la persona con gli aghi,
(come di sopra abbiamo detto) per essere in questa città molti valenti maestri di questo uffizio. Il fiume, che entra nel porto
di Zaitum è mollo grande e largo, e corre con grandissima velocità, ed è un ramo, che fa il fiume che viene dalla città di
Quinsai 6()tì. E dove si parte dall’alveo maestro 66? vi ò la citlà di
Tingili G(i8. Della quale non si ha da dir altro, se non che in
quella si fanno le scodelle e piadene di porcellane 669 in questo
modo, secondo che li fu detto. Raccolgono una certa terra come
665. Farsi dipingere. Il Marsden inclina a credere che ivi fosse concorso di
stranieri per farsi fare il ritratto, e non già per l’arsi arabescare la pelle, pungendola con aghi, e passandovi sopra una tinta che dicono indelebile. Io non converrei
in tale opinione, perchè farebbe d’uopo credere che nel Testo llamusiarto vi fosse
l’interpolazione delle parole farsi dipinger con aghi, e l’altra come di sopra abbiant
detto. Di sopra parlò non già di farsi ritrarre ma dell’arabescarsi la pelie. Ne vedo
che sia da recar meraviglia che quell’uso esistesse nel Fokien, e non nel resto della
Cina, mentre era originario da paesi stranieri. Narrò il Polo di sopra, che anche i
guerrieri solevano nell’andare a combattere dipingersi il voko con azzurro
finissimo.
666. Dalla città di Quinsai. Non è detto negli altri Testi che il fiume che
bagna Zaitum sia un ramo di quello che viene dalla città di Quinsai. Ciò è contrario al vero, mentre detto liume secondo tutte le Carte ha origine nella provincia.
667. E dove si parte dall’alveo maestro vi è la città di Tingui. Non cosi
porta la lezione del nostro Testo: c in quella provincia hae una città che ha nome
’l’inu guise. Infatti il liume che passa perla città di Tingui che avvertiremo essere Tirigtcheu non ha comunicazione veruna secondo le carte nè col fiume di Quinsai, nè con
quello di Siven-tcheu.
668. Tingili. Non visitò il Polo detta città, e ne parla per sentito dire, e siccome dice essere città della provincia, è chiaramente quella delta oggidì Tingtcheu.
669. Scodelle di porcellane. Intorno alla porcellana leggasi l’illustrazione
in fondo al pi imo volume. La porcellana del Fokien è rammentata dal Duhaldo
come di un bianco candido, ma senza lucentezza e senia pitture (V. t. I. p. 149 n.
Lettr. Edif, t. XVUI. p. 177). » La porcelaine qui nous vient du Fokien ne meritè
d’en porter le nom. Ell’estnoire, grossière, et ne vant pas notre layance.
?> Celle qu’ on estime se fait dans la provincie de Quam-si » (Le Comte t.I.p.263).
Ma pud essere che ai tempi del citato Misssionario la porcellana del Fokien fosse in
decadenza, come forse lo era allora quella di King-te-tching vicino a Fue-leam ove
fabbricasi tutta la porcellana che serve oggidi per la Cina, per l’Asia Superiore, e
pei appagare il lusso di tutte le altre parti del Mondo. Ciò sembrami dimostrato
dalla relazione del paese di Tchin-la d’un Cinese contemporaneo del Polo il quale
fra le merci Cinesi recate in quel paese, numera i vasi di porcellana blu di Tsiventch^u che dovevano essere della fabbrica del iokient e non di quelli di Fuleam
(Nuuvell. Ann. des \oy. Paris 1819. t. III. p. 80).